venerdì 7 marzo 2008

Parlano di noi


Sull'ultimo numero di "Reporto", il mensile del Circolo Lavoratori Portuali che ogni mese impagino, c'è una pagina dedicata alle radio che furono, in particolare alla nostra.
Qui di seguito riporto l'articolo all'interno del quale c'è una breve intervista al sottoscritto. Se ci riesco - ma non ne sono sicuro - allego anche il jpeg, con tanto di immagini a corredo dell'articolo, della pagina apparsa sul mensile di cui sopra.
30 anni dopo Radio Rosa fa ancora parlare di se. Amen.
Stefano

RADIO FAI DA TE

di Valentina De Franco

Ufficialmente la data che rappresenta un punto di svolta per il sistema radiotelevisivo italiano è il 28 luglio del 1976. In questo giorno infatti la Corte costituzionale emanò la sentenza 202 che, sottraendo alla Rai il monopolio delle frequenze, autorizzava le radio private a trasmettere, purché a livello locale. Ho detto “ufficialmente” perché, in realtà, già prima dell’emanazione della sentenza, la nostra penisola era costellata di piccole radio, le cosiddette “radio libere” che, illegalmente, combattevano il monopolio statale attraverso la loro attività comunicativa. È innegabile, comunque, che la sentenza della Corte Costituzionale abbia aperto un nuovo mondo di possibilità a chiunque avesse velleità radiofoniche e così subito dopo l’emanazione dell’atto si è scatenata una lotta all’ultimo sangue tra le emittenti per la conquista di una frequenza (che doveva essere compresa tra gli 88 e i 105 FM). In realtà, come ci racconta Stefano Lucarelli, uno dei fondatori della livornese Radio Rosa, data la quantità di frequenze disponibili e la facilità con cui si poteva trasmettere, creare una radio non era impresa impossibile. In studio, ad esempio, bastavano poche apparecchiature: un giradischi (questa parola sembra così lontana oggi), un registratore a casette, un mixer, ma soprattutto tanta fantasia. Dalla voce di Stefano: “Io ho intrapreso la mia avventura radiofonica nel 1977 insieme ad alcuni amici, Federico Paoletti, l’inventore di Radio Rosa, Raffaele Palumbo, Antonio Degan ed altri. Avevamo solo 30.000 lire a testa da investire perché, all’epoca, eravamo studenti, ma non ci mancava la voglia di divertirci, di ascoltare e far ascoltare, buona musica, soprattutto rock, jazz e blues”. Le prime radio nascevano dalla voglia di comunicare, quella stessa voglia che per tanti anni, già prima della famosa sentenza, aveva spinto i giovani a dare vita alle radio libere. Si poteva parlare di qualunque cosa, senza seguire convenzioni, senza regole: politica, attualità, musica e anche un pizzico di satira animavano le trasmissioni dell’epoca. Per non parlare poi di come si divertivano gli speakers. Lucarelli ci dice: “L’atmosfera della radio era fantastica perché si trattava di un momento di aggregazione ed anche i dj erano molto amati dal pubblico. Ho conosciuto tantissime persone all’interno della radio e mi sono sempre divertito molto. Era bellissimo trasmettere, era bellissimo il contatto con il pubblico. Mi ricordo ancora con piacere il periodo iniziale quando le trasmissioni andavano in onda dalle 7:30 alle 24:00 e la notte, per tenere occupata la frequenza, lasciavamo un fischio (ancora non avevamo un registratore autoreverse). Così la mattina, appena le trasmissioni cominciavano e il fischio spariva lasciando posto a un bel disco, cominciavano ad arrivare decine di telefonate da parte di ragazzi che, prima di andare a scuola, prenotavano la loro canzone per la trasmissione di dediche dell’ora di pranzo. A volte chiamavano anche direttamente da scuola durante la ricreazione! Era bello.” Purtroppo poi, nel 1981 Radio Rosa Livorno ha dovuto chiudere, a seguito di un furto delle apparecchiature che la mancanza di soldi non è riuscita a supplire e così per un periodo Lucarelli ha continuato a lavorare come speaker presso altre emittenti (Studio ‘82 e Radio Livorno Città Aperta).
Poi è stato il momento della legge 223/1990 (Mammì) la cosiddetta “legge fotografia” ha provocato un crollo per le piccole radio la maggior parte delle quali è stata assorbita dai grossi network. Il resto è presente. Oggi la radiofonia è dominata dalle radio di palinsesto, fresche, giovani, divertenti e sicuramente ipertecnologiche. Anche se forse, i fondatori delle prime radio, così fantasiosi e creativi, rimpiangono quegli anni, in cui la radio era uno stile di vita.

5 commenti:

radiorosa ha detto...

Sono stato bravino: ho anche inserito l'immagine!!! ;-)
Stefano

Anonimo ha detto...

Beh, se ancora si parla di Radio Rosa dobbiamo dirlo chiaramente che gran parte del merito e' tuo. Bravo Stefano!

Propongo festeggiamento con ulteriore ribotta (purche' NON in "quella" pizzeria)

Una curiosita': ma dov'e' finito il piccolo richiamo di Radio Blu a sinistra del nostro manifesto? Magie dei programmi di grafica?

Ciao

Federico

radiorosa ha detto...

Caro Federico, grazie per i complimenti!
Sono d'accordo sul FESTEGGIARE (qualunque scusa è buona) con una bella ribotta in perfetto Radio Rosa's Style. Sono d'accordissimo sull'evitare la pizzeria povera che fa la pizza che sembra (sia nel formato, sia nel sapore) un sofficino findus.
Il richiamo a "radio blu" sul manifesto l'ho tolto perché sarebbe stato troppo lungo da spiegare e lo spazio a disposizione era soltanto una pagina.
baibai,
Stefano

radiorosa ha detto...

per quanto riguarda la pizzeria ho la soluzione! quello che la faceva strabuona all'apparizione ha aperto una pizzeria in via strozzi, localino molto bellino e radiorosesco...e poi ci tratterebbe bene!
viva noi abbasso gli altri

paolo t.

Anonimo ha detto...

Va bene tutto, ma la pizzeria NON LA SCEGLIE Paolo T., piuttosto me la porto surgelata da casa :-)))))

Marco O.